Illustrazione italiana
Aldobrandino Malvezzi
L’Italia e l’Islam in Libia
1 dicembre 1912- Anno XXXIX- Num.48, pp 507
In vista forse delle strenne natalizie si esalta il ruolo dell’"Illustrazione italiana" nel fornire per tutto il 1912 informazioni, foto, documenti vari sulla guerra di Libia: “ La fortunata guerra di Libia e l’entusiasmo popolare che la favorì hanno dato un nuovo e vigoroso impulso alla nostra attività e si può affermare senza falsa modestia che i due volumi dell’ Illustrazione che formano l’annata 1912 costituiscono la più viva, la più fedele e la più documentata storia della guerra libica. In quest’ultimo anno infatti, il giornale ha veduto crescere di parecchie migliaia associati e compratori, tanto in Italia che all’estero, e ha raccolto da ogni parte del mondo approvazioni, elogi ed incoraggiamenti per l’opera di sano patriottismo e di saggio nazionalismo ch’esso ha compiuto seguendo obbiettivamente con migliaia di nitide fotografia, con disegni dal vero e con le magistrali cronache di Enrico Corradini le vicende della nostra guerra.”
Il volume del Malvezzi, qui recensito, apre la serie di pubblicazioni della" Società Italiana per lo studio della Libia, costituita a Firenze nella primavera del 1912 sotto gli auspici del conte Francesco Guicciardini e del sen. Pasquale Villari". Il volume, corredato dalla prefazione di Pasquale Villari che ripete l’articolo Dopo la guerra pubblicato dal "Corriere della sera", "si propone il doppio scopo di presentare al pubblico un quadro del mondo mussulmano contemporaneo, quello cioè con il quale hanno a che fare i politici e i colonizzatori odierni, e d’indicare i problemi pratici di polica che dovrà affronate e risolvere l’Italia per stabilire solidamente la propria sovranità in Libia."
Nella stessa rubrica si riporta la recensione apparsa sul "Marzocco" a firma di Giuseppe Lipparini alle due raccolte di novelle, Thalatta e Nomadi di Guido Milanesi, definito dal Lipparini "un po’ prolisso, non troppo ordinato, ma nell’insieme ricco d’interesse e di sorprese." Per l’esotismo che spesso colora i suoi racconti di ufficiale di marina.