Illustrazione italiana
Clarice Tartufari
Il ritorno al paese nativo di un valoroso bersagliere dell’11°
17 novembre 1912- Anno XXXIX- Num.45, pp 442-443
È un racconto autobiografico della Tartufari ( "L’episodio che io mi accingo a narrare è di così bella armonia in ogni sua parte che mi pare di averlo vissuto fuori della realtà" "comunque io narro con fedeltà di cronista e, se la cronaca somiglia alla lassa d’una canzone, tanto meglio") che descrive il ritorno a casa di un giovane ufficiale figlio del maestro elementare di Fara Sabina, in cui la Tartufari si trovava a villeggiare: " convalescente di grave malattia, era partito alla prima occupazione libica col suoreggimento, l’undecimo bersaglieri, era scampato per prodigio al tradimento di Sciara- Sciat, aveva combattuto a Henni, Sidi-Mesri, Ain-Zara, Bir-Trobas, Bu-Meliana, oasi di Gurgi e Gargaresch: promosso sottotenente per meriti di guerra era stato destinato a Bengasi e di qui, col quarto bersaglieri, era salpato per Rodi". Nel pieno dei festeggiamenti, qua e là festosamente descritti con una vena alla Panzini, ma per lo più enfatizzati dalla retorica patriottica, anche la Tartufari prende la parola: "una signora di mia conoscenza, la quale, per naturale selvatichezza, ha dovunque l’abitudine di tirarsi un passo indietro, fece in quella occasione un passo avanti e […] Parlò in nome della madre, di tutte le madri, mi pare; disse che una madre, esponendo la vita del proprio figlio, espone due volte la propria vita e che la virtù dell’attesa, silenziosa e composta, è nobile quanto la virtù dell’azione sui campi di battaglia, disse che le madri italiane, durante un anno, si sono riunite per il filo tenace della tradizione, alle madri dell’antica Roma ed a quelle del nostro risorgimento. Aggiunse, credo, incitando i giovani che avevano combattuto a tornare con più fermo animo, più solerti braccia alle opere della vita civile, appena la pace avesse coronato le fatiche e i pericoli della guerra." Il racconto si conclude su una nota demistificante: "Hai fatto piangere anche i sassi, signora mia!" dice la servetta di paese, Marianna, alla padrona oratrice " Sarà stato un bel vedere" io osservai, rientrando in dominio del mio spirito di gaiezza sarcastica " sarà stato un bel vedere, perché a Fara i sassi son molti!".