Il Corriere della Sera
Guelfo Civinini
I dirigibili bombardano ancora gruppi e accampamenti nemici
1 aprile 1912- Anno 37-Num. 92, pp 1
L’articolo, datato "Tripoli, 30 marzo ore 20,30", occupa due colonne, in corsivo, nella posizione dell’articolo di fondo, e per una seconda volta comunica al lettore l’entusiasmo di Civinini per le imprese dei dirigibili P2 e P3 di stanza a Tripoli. Qui si racconta di come quel giorno le due aeromobili si siano spinte in esplorazione sugli accampamenti di Zavia e Suadi-Beni-Aden per proseguire i rilievi fototopografici di quelle località, già iniziati dagli aviatori Gavotti e Moizo. Questa ricognizione pacifica si conclude comunque con due "veloci lanci" di bombe su un gruppo di ufficiali della cavalleria turca e su una tenda sempre di ufficiali: nell’impossibilità di quantificare gli effetti concreti di questi lanci di bombe in termini di perdite nemiche, il giornalista ne esalta gli effetti morali, per lo sgomento suscitato negli arabi dalle aeronavi. L’articolo si conclude in un crescendo di toni lirico-patriottici e grazie ad uno sconvolgimento totale dell’ordine delle parole al limite della comprensibilità riesce a culminare nel sostantivo "Italia": " Una sola cosa è vera e certa e questi valorosi l’hanno scritta col solco delle loro eliche nell’azzurro: che non si ha limite dell’intelletto e dell’ardimento dell’uomo che non sappiamo superare. E che ancora una volta la sorte ha voluto fosse la prima a segnare in un cielo di guerra questa vittoria definitiva l’Italia". A margine è da notare l’entusiasmo con cui Civinini descrive in un excursus la precisione dei rilievi fototopografici: "Un’ora dopo il pericoloso viaggio è ricostruito in questi brevi rettangoli di vetro. Ognuno di essi è una carta topografica viva, perfetta, minuziosissima. Si contano ad una ad una le palme dell’oasi, si vedono le casette, i fondaki, i marabut, gli orti chiusi nei quadratini delle siepi, delle piccole linee scure che sono le file delle tende, dei sottili lunghi segni bianchi che si ramificano e si incrociano come vene e sono le strade ed i sentieri carovanieri".