Il Corriere della Sera
Guelfo Civinini
Una giornata a Gargaresch
I turchi ci sorvegliano
25 gennaio 1912- Anno 37- Num.25, pp 1
L’articolo è articolato in tre paragrafetti: Pattuglie nemiche in vedetta; Un falso allarme; Comico inseguimento. Come indicato dal titolo, Civinini fa al lettore la cronaca di un’intera giornata, dal primo mattino al tramonto, durante la quale i soldati provvedono al trinceramento dell’oasi di Gargaresch, saccheggiata pochi giorni prima dagli arabo-turchi. L’immagine predominante è quella della gioventù in festa: "lo spettacolo di quei cinquemila soldati affaccendati a scavar fossi, alzar terrapieni, piantar baracche, intrecciare intrichi di fili di ferro- scrive Civinini- faceva pensare ai preparativi di una grandiosa festa campestre primaverile del più ridente e felice paese di questo mondo". E questo effetto gioioso è intensificato dall’ambientazione: "La giornata era meravigliosamente limpida. La steppa verdeggiante si perdeva lontanissimo fra l’ondeggiarre delle dune dorate; una serenità infinita fluiva dal mare indicibilmente azzurro alle prime cerulee colline del Gebel". In questo Eden si nasconde però il pericolo e la morte: "vi erano lassù degli uomini pronti a gettare da un momento all’altro la loro vita" e "quella cerchia di animazione festosa poteva a un tratto riaccendersi del fragore appena sopito di una battaglia". In un angolo, in alto, del quadro , "su una collinetta accanto alle tre palme del Fonduk-el-Tokar, profilatisi nitidamente sul sielo a sud di Zanzur" appaiono "dieci uomini a cavallo" che, fermatisi e appiedati "fino a sera non si sono più mossi" "Erano sei turchi e quattro arabi; uno che doveva essere un ufficiale e aveva anche lui il suo binocolo ha passato delle ore in piedi a guardare che accadeva quaggiù". Ad un tratto, la scena si anima appena, per un falso allarme: appare una "lunga e fitta massa oscura smoventesi verso la nostra direzione", che però si rivela subito costituita dai due squadroni di lancieri Firenze". L’ultimo paragrafo vede protagonista Civinini stesso: andato a cavallo fuori delle ridotte, verso le tre palme, alla ricerca dei segni delle perdite nemiche, che registra impassibile ( "ho visto altri due cadaveri completamente nudi"; "sono passato accanto ad una larga fossa donde usciva uno stinco nero: e qui dovevano esserne stati sepolti parecchi"), il giornalista nella cavalcata di ritorno è scambiato per un arabo da un gruppo di italiani altolocati ( l’on. Di Frasso, il principe di Castagneto, il comandante Scelsi ecc…) e si diverte a mantenere l’equivoco "serpeggiando di duna in duna" finchè si fa raggiungere in una valletta e si rivela. Ormai la giornata è conclusa: i cavalieri riprendono insieme "il cammino verso Tripoli nella sera violetta, lungo la spiaggia che le piccole onde quiete lambiscono con un fruscio molle di seta".