Illustrazione italiana
Simplicius
La guerra santa
5 novembre 1911- Anno XXXVIII-Num.45, pp 496
Nel "dialogo dei vivi" sulla guerra santa, Simplicius focalizza l’attenzione sulla "bandiera verde" simbolo dell’Islam usata dagli Arabi in rivolta e stende un velo di lieve ironia sull’opera di civilizzazione in Africa anche da parte italiana. Il colloquio si svolge tra "Il Cavalier Di Certo" e "il Signor Qualunque" e verte su un gioco di termini tra "guerra coloniale" ( come la definisce il signor Qualunque) e "guerra santa",come la definisce il Cavaliere, non nel senso di una guerra "santificata" dal sangue dei "bravi soldati", ma perché "abbiamo da fare con gente che è convinta di combattere contro di noi una guerra santa". I due interlocutori concordano sulla inconsistenza di molte ipotesi politiche e diplomatiche relative alla Germania, alla Turchia e agli Arabi libici e sul fatto che "Qualunque guerra di conquista, anche quando è mossa da intenti praticamente interessati, ha un substrato ideale. La guerra coloniale non è la trasposizione violenta di un mondo che si sente superiore in uno che è inferiore?" afferma il Cavaliere e il signor Qualunque " Ma non siamo noi i primi a riconoscere le tare della nostra civiltà?" . Il Cavaliere risponde che comunque " come prodotto di esportazione, anche la civiltà provvisoria che possediamo è quanto di meglio si possa avere. E possiamo esportarla, dobbiamo esportarla." " -Magari a chi non ce la chiede." "- Tutte l’esportazioni si fanno così: l’articolo precede sempre la richiesta. Ma la réclame invoglia il consumatore. In fondo la guerra coloniale non è che un energico mezzo di réclame fatto dalla gran ditta della civiltà europea." "- Ai danni, per esempio della ditta della civiltà araba" "- Ditta fallita. Non può far concorrenza." (p.496)