Il Corriere della Sera
Ettore Janni
La morte di Pascoli
7-8 aprile 1912, Anno 37- Num.98, pp 1
Si tratta di un ampio necrologio di Pascoli, morto nel pomeriggio del 6 aprile: è interessante la sottolineatura “marziale” della figura di Pascoli, arruolato nel partito dannunziano dei poeti patriottici. Scrive, appunto, Janni che Pascoli "era del partito di G. D’A.", che è ormai " il solo dei tre grandi poeti che rimanga alla sicura gloria dell’Italia- e agli schiamazzi dei piccoli italiani". Del poeta appena defunto si ricorda che "né egli è il "pacifista" ottusa che condanna la guerra anche se la guerra è un giorno la necessità della patria, il "pacifista" che si confonde con l’internazionalista rivoluzionario e ne appare come la contraffazione smascolinata. Non bisogna dimenticare, oggi ch’egli è morto nell’Italia guerreggiante, quelle strofi del suo inno a re Umberto che possono essere tenute per l’inno della nuova Italia: "L’Italia che vive nel sole,/ che vuole i suoi rischi e i suoi vanti,/ …. San Giorgio o San Marco" . Le marre e le trombe, le scuole pensose e i cantieri sonanti: e avanti, e sia guerra, San Giorgio, San Marco, Savoia! L’inno dell’ora ardita, dell’ora marziale, dell’ora serena e forte non ha come la sua marcia ne’ novenari bersaglieri di questo poeta che fu accusato di mitezza menna".